domenica 7 marzo 2010

Qualche chiarimento...

Ho ritenuto doveroso rispondere a quello che credo sia essere un’incomprensione, una gaffe o più semplicemente un errore dettato dalla fretta, non so dire bene quale dei tre.

Innanzitutto: non era mia intenzione fare una classifica delle fiere del fumetto, cosa per cui (anche volendo e anche ammettendone la possibilità) non avrei abbastanza esperienza. Quello che intendevo fare era considerare come il “mondo del fumetto” abbia diversi modi per autopromuoversi e mi tornava comodo prendere esempio dall’ultimo periodo, particolarmente ricco di manifestazioni.
Di qui il nodo gordiano. Cosa avrò mai voluto dire con quel “nobile” riferito a Bilbolbul?
Premetto che non ho legami con case editrici, o con organizzatori né con chicchessia altri che abbia a che fare con la fiera bolognese quindi, per rispondere ad Alessandro Bottero, no, non stavo cercando di condizionare in alcun modo i lettori a scegliere Bologna piuttosto che Sarzana. Senza contare che, durante il suo periodo piacentino, ho partecipato tutti gli anni a Fullcomics e l’ho trovata piacevole e in crescita, specialmente l’anno passato.
Perché “nobile”? Non certo in quanto a lignaggio, né in quanto migliore di un’altra fiera. Il motivo per cui ho definito – forse troppo frettolosamente – la fiera bolognese come “più nobile” era semplicemente legato ad una modalità di promozione fortemente scollegata dall’aspetto commerciale. Chiunque sia stato negli anni a Bilbolbul avrà visto come lo spazio vendite sia unico e spazialmente limitato, a differenza delle altre fiere, dove all’ingresso ci si trova davanti agli stand di editori e venditori.
Roberto Recchioni, che stimo come scrittore e del quale, pur avendolo scoperto un po’ in ritardo, apprezzo molto il lavoro, porta la questione della “nobiltà” in relazione agli ospiti presenti a Mantova, Sarzana e Bologna. Niente a che vedere con la mia (forse errata) etichettatura. Non intendevo mettere sulla bilancia gli ospiti.
Io leggo fumetti da ormai diciassette anni e quello che leggevo dieci anni fa lo leggo ancora adesso; a questo si è aggiunto quello che ho imparato a conoscere in questi anni. Ho iniziato con L’Uomo Ragno e la Marvel, Dylan Dog e la Bonelli; poi i manga, poi DC Comics e poi gli autori italiani e francesi e argentini, e mi emoziono leggendo David B. o Koren Shadmi allo stesso modo in cui mi emoziono a leggere DMZ, un fumetto di supereroi, Pluto o una buona storia targata Bonelli,allo stesso modo per cui mi prendono le tavole di Paolo Castaldi, i disegni di Matteo Scalera o una qualsiasi autoproduzione che sia ben fatta o ben ragionata.
Sono uno di quelli che non si fanno problemi a leggere quello che capita, che non giudicano a priori e che si sforzano sempre di trovare il lato buono di una storia, fin dove è possibile e forse un po’ più in là; uno di quelli che compra tutto quello che riesce a comprare, fin dove i soldi lo permettono; i negozi dove compro mi sono testimoni di questo.
Sono stato a Mantova Comics E a Fullcomics E a Bilbolbul, e non mi sento di affermare che l’incontro di Gipi, Andrea Bruno e Goffredo Fofi sia più importante del secret panel di Paninicomics o delle novità di Freebooks o Viollier.
Quindi non so cosa Recchioni dica di aver capito di quello che forse è stato semplicemente un piede in fallo terminologico.

Quello che mi ha sempre colpito della fiera di Bologna, lo ribadisco, è il modo in cui la città sia coinvolta e respiri fumetto e animazione (ovviamente forse questo è più evidente se uno sa che c’è), perché incontri, presentazioni, mostre e proiezioni, sono sparse per la città e non sono concentrate in un solo punto, per quanto grosso sia. Non è dunque l’assenza di un biglietto, ma la sua accessibilità ad essere, secondo me, il suo punto di forza, perché apre le porte del fumetto a chiunque passi da quelle parti. E credo che questo sia una modalità di promozione forte.

Ovvio che questa è solo una fetta, e che il fumetto non può progredire sulla sola speculazione; è necessario qualcosa che sia complementare, che si occupi del resto del mercato. Mantova Comics quest’anno era principalmente la patria degli autori italiani che hanno lavorato per l’estero (ma non solo), Fullcomics è un gigantesco riflettore puntato sull’editoria non mainstream, sugli autori esordienti e sulle autoproduzioni, alcuni dei quali saranno – si spera – i grandi autori di domani. Sono aspetti differenti del fumetto, come ben ribadisce anche Bottero, e – per l’ennesima volta – non era AFFATTO mia intenzione fare comparazioni.
Giusto per chiarire tutto. Il “Nel mezzo” che introduce il paragrafo dedicato a Mantova e Sarzana non vuole essere un “tra il figo e il non figo” ma, piuttosto, tra “far vedere il fumetto” e “farlo comprare”; non sono un grande fan delle mostre mercato ma credo che anche quelle abbiano la loro importanza per recuperare letture perdute o scoperte troppo tardi.

Alla fine di tutto questo, quindi, mi scuso se sono stato impreciso, affrettato, superficiale o “maleducato”.

Alfredo Goffredi.

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