giovedì 4 giugno 2009

ULTIMATES 3

ULTIMATES 3 1-4 (2008; edizione italiana 2009, Panini comics, 48 pagine a colori, € 2,80).
Sceneggiatura di Jeph Loeb, disegni di Joe Madureira. Prologo: Sceneggiatura di C.B. Cebulski, disegni di Travis Charest.


Ormai prossimi all’uscita dell’ultima parte di Sesso, bugie e dvd diamo uno sguardo a quella che viene unanimemente considerata la serie ultimate per eccellenza.
L’unica serie ultimate a discostarsi della sua matrice nell’universo Marvel tradizionale si avvia, in questa terza stagione, ad un violento processo di retcon, composto che indica una rettifica nella continuità, ossia, per farla breve, un livellamento delle trame a quelle dell’universo tradizionale. Fino ad ora era l’unica testata scampata, merito del sapiente team creativo Millar-Hitch, la prova tangibile che quando il team è ben oliato non c’è niente che lo tenga (come stanno dimostrando attualmente sulle pagine di Fantastic Four).
Ma torniamo a bomba su Ultimates. La terza stagione ha creato grande attesa sia negli States che nel nostro paese, anche e soprattutto una volta trapelate le prime informazioni riguardo al team creativo che si sarebbe sostituito ai padri fondatori, e chiudendo un occhio sulla sua brevità (solo cinque capitoli).
Loeb e Madureira, dunque. Il primo è ormai un veterano del fumetto (e non solo), che ci ha regalato storie di grande peso ma anche ciofeche colossali; come dimenticare il nauseabondo Onslaught Reborn? Una storia talmente inutile che per scrivere cinque capitoli c’è voluto, a Loeb, un’anno e tre mesi; da dimenticare se non per la copertina del compianto Michael Turner. Ma qui si divaga.
Madureira, personalmente, è un autore che ho sempre apprezzato. Mi incuriosiva il suo stile che mescolava quello classico del fumetto supereroistico a uno più propriamente nipponico ma filtrato non tanto dal manga quanto piuttosto dai videogiochi.
Ecco, le premesse non sembravano male. E con tali promesse ci si avviò alla lettura di Sesso, bugie e dvd. Prima però la Casa delle idee decise di donarci il gioiello di tre pagine che fu Parole più vere… (Truer words…, da Ultimates saga 1), di Cebulski e Charest, quattro pagine in cui un autoironico Tony Stark anticipò di due mesi ai lettori USA il volto della nuova squadra.
Già dal primo numero si capiva che Madureira aveva qualcosa che non andava, che le sue matite erano, in certi momenti, troppo esagerate. Nonostante un’incertezza di fondo, alla fine del primo capitolo l’idea che mi ero fatto era che ci fosse speranza; certo non era più il vecchio Ultimates, né per la storia, né per la narrazione, né tantomeno per i dialoghi o lo stile grafico puramente cinematografico. Loeb ci offre un ottimo approfondimento e sviluppo dei personaggi, a partire, sopra tutti, da un Occhio di falco che è ormai allo sbando dopo lo sterminio della propria famiglia, molto più vicino ad un villain come Bullseye (tra l’altro sulla maschera sfoggia un bersaglio rosso) che al vecchio arciere errolflynniano, regolarizzato negli Ultimates al fianco dei quali la lotta al crimine diventa una disinteressata corsa contro la morte. Pollice verso, invece, per Thor, sanguinario e tamarro, ben lontano dal no-global compagnone che ci aveva regalato Millar.
Ma il problema è arrivato dopo, se a fatica scegliamo di chiudere un occhio sull’omicidio di Scarlet. Loeb è l’artefice dell’ultimate catastrophe, perché questa serie è decisamente sprofondata nell’abisso della banalità e della retcon. Magneto recupera il cadavere di Scarlet come dopo la sua morte alla fine di House of M; nel frattempo il signore del magnetismo ha iniziato ad indossare un costume uguale a quello delle serie regolari (le mutande sopra i pantaloni!!!). Quicksilver che si unisce alla confraternita. Pyro tra i cattivi (lo avevamo lasciato nella squadra mutante capitanata da Alfiere e poi, senza niente che lasci intendere una sua conversione al lato oscuro dei poteri mutanti ce lo troviamo tra i cattivi). Wolverine con gli Ultimates (anche nell’universo ultimate Wolverine inizia ad essere ovunque). Valchiria e quant’altro.
La cosa più assurda e stupida sono copie robot degli Ultimates. Robot infiltrati nella squadra. L’ha fatto davvero? Gliel’hanno lasciato fare davvero? In contemporanea con l’invasione Skrull nell’universo Marvel ufficiale Loeb ha davvero proposto e ottenuto di chiudere Ultimates con uno scontro (suppongo, nel prossimo e ultimo – grazie – numero) con copie robot?!? FOLLIA. Solo questo basterebbe per dichiararne l’infermità mentale quantomeno parziale. Per non parlare della pochezza dei dialoghi.
Qualche mese fa mi è capitato di leggere Batman – Vittoria oscura, una vecchia storia scritta da Loeb nel 2001 (e magistralmente disegnata da Tim Sale) e l’ho trovato a dir poco stupendo, sia nell’orchestrazione della trama che nei dialoghi. Poi questo.

Altra carenza forte della serie viene ad essere la sua mancata aderenza alla situazione storica, cosa che, nelle due stagioni sceneggiate da Mark Millar rappresentava un punto di forza. Così come per Civil war, gli Ultimates di Millar offrivano un doppio livello di lettura, permettendo così di godere di una storia di supereroi e, per il lettore più avveduto, di cogliere riferimenti all’attuale situazione statunitense e internazionale, caricando così la storia della propria visione degli eventi e della propria opinione in merito.Tutto questo nella terza stagione di Ultimates manca, lasciandoci così tra le mani cinque albi che altro non sono se non un picchia duro a scorrimento orizzontale che risente profondamente dell’ultima cinematografia legata al mondo del fumetto; mi riferisco principalmente a film come X-Men 3 o Wolverine, in cui il carico di personaggi e situazioni messo in gioco è talmente esagerato che niente al di là di una banale e lineare trama principale viene sviluppato a dovere.
Che l’intento di Loeb fosse quello di farsi beffa di questi film? Sinceramente ne dubito.
Le storie del mese prossimo dell’universo ultimate daranno finalmente l’avvio alla saga Ultimatum che ci promette una rivoluzione delle testate, sia nei titoli che nei personaggi e, si spera, anche nei contenuti.
Chapeau all’accortezza e all’onestà di Bendis e Millar nel riconoscere una simile necessità che spero faccia piazza pulita di tutte le porcate degli ultimi mesi e ci renda un universo ultimate che sia nuovo, genuino e, soprattutto, originale e contemporaneo.

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