lunedì 8 giugno 2009

QUEST’UOMO O… QUESTO CANDIDATO?!

QUEST’UOMO O… QUESTO CANDIDATO?! (dic. 2008 The Amazing Spider-Man 573; edizione italiana 2009, Panini comics, 8 pagine a colori, in Spider-Man 510, € 3). Sceneggiatura di Mark Waid, disegni di Patrick Oliffe.


Alla fine di Maggio il quindicinale di Marvel/Panini comics si rende un lampante esempio di come politica e fumetto siano profondamente intrecciati l’un l’altro.
Se
il fumetto nasce, tra le altre cose, anche per una forte volontà politica, nel lontano 1894 statunitense, è negli anni a seguire che il loro rapporto si stringe sempre più. Eclatanti furono episodi quali il rifiuto degli eroi Marvel e DC alla partenza per il Vietnam, la denuncia del Congreso sulle pagine de El Eternauta o la corsa politica di Pogo Possum sulle omonime strisce giornaliere. Queste per citarne solo alcune, ma si potrebbe di molto allungare la lista.
Ai giorni nostri, tuttavia, i fumetti – nel caso specifico i comic books – riescono ad andare oltre ad una fase analitica e critica, e il caso più vicino, un caso ben più forte del team-up tra Spider-Man e Barack Obama, è quello presentato in Lo there Shall Come, this Man… this Candidate! (il cui titolo fa evidentemente riferimento allo storico Fantastic Four numero 51, This Man… this Monster!). Tra il finale di Nuovi modi per morire, che si chiude con qualche rivolgimento sia per Spider-Man che per il suo alter-ego, una storiella ipotetica totalmente inutile (del resto è scritta da Tom DeFalco), e l’ennesima puntata dei Thunderbolts di Gage, di fatto inutile se non per il suo essere araldo di Dark Avengers, troviamo questa piccola perla.
Protagonista della storia è Stephen Colbert, comico satirico, che Max Brighel nelle note definisce “il Daniele Luttazzi d’Oltreoceano”, nonché candidato alle elezioni presidenziali statunitensi che ormai sappiamo bene essere state vinte da Obama.

Forse per la sua verve comica, forse per una partecipazione di Joe Quesada, editor in chief di Marvel Comics, ad una puntata di Colbert Report, sta di fatto che la casa delle idee ha deciso di sostenere il candidato Colbert, snobbato sia dai democratici che dai repubblicani, portando avanti sui propri albi una campagna elettorale ormai di fatto morta da tempo.

La storia prende via da un comizio autunnale del conduttore/candidato a Union Square Park, comizio a cui partecipa pochissima gente disinteressata, dal momento che “nessuno – dice J.J. Jameson – sostiene mai un cavallo perdente”. New York, infatti, ha praticamente voltato le spalle a Colbert già dal novembre 2007. Epica e fortemente simbolica è la scena dell’abbandono della candidatura, in una splash page che ricalca il momento in cui Peter Parker decise di abbandonare la carriera di supereroe: Colbert, di spalle, a testa bassa, esce da un vicolo dopo aver gettato nella spazzatura la giacca e la cravatta; “…mai più Stephen Colbert!”.
Ma al conduttore viene data un’ultima possibilità di dimostrare il proprio eroismo, quando incappa in una lotta tra Spider-Man e Grizzly, che crede essere stato inviato per lui. Dopo una lotta estenuante tra i due superindividui è Colbert ad avere la meglio, atterrando Grizzly con una grossa aquila di pietra, rubando la scena e anche la topica battuta “da un grande potere derivano grandi responsabilità!”. L’accaduto dona a Colbert nuova forza e nuove motivazioni, convincendolo così a recuperare il proprio “costume” e a ritornare sotto i riflettori di una sfida elettorale che, come ben sappiamo, non vincerà.
Nonostante tutto, quindi, la Marvel Comics sente di appoggiare – come spesso succede – il terzo, quello che nessuno vuole, e che magari sta un po’ sulle palle, regolarizzandola tra le sue fila in un modo potente, ben più di quello che farà in seguito con il Presidente. La figura di Stephen Colbert esce quindi mitizzata (dacché entra a far parte del mito) quando nell’ultima pagina se ne va volteggiando con Spider-Man, mentre la didascalia ci riporta i suoi pensieri “E fu così che in quel cataclismico giorno, io – Stephen Colbert – combattei con il tenebroso orso del terrore e ne emersi con un coraggio da eroe! E quel giorno… entrai nell’universo Marvel!”. Excelsior!

Una scelta di questo tipo ci porta a considerare il sostanziale rapporto tra il mondo dei fumetti e il mondo reale. Da una parte la presenza di un personaggio pubblico di tale spessore, e in relazione ad un evento di grande importanza per un paese che esce in ginocchio dall’amministrazione di G.W. Bush, porta ad un innalzamento del livello di realtà non solo della storia ma, in un qualche modo, dell’intero universo Marvel, che risulta sempre meno parallelo e sempre più sovrapposto al nostro. Dall’altra il fatto che Colbert, parlando dei probabili mandanti di un attacco che crede rivolto a sé, citi il CDN (Comitato Democratico Nazionale) accanto a Kingpin, Teschio Rosso e Dr. Destino, rende i villain, e di conseguenza tutti i personaggi Marvel, qualcosa di tangibile per la società, stringendo un nodo, quello che unisce le due realtà, che da diversi anni era del tutto allentato e che solo negli ultimi tempi sta ritrovando forza.

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