lunedì 22 giugno 2009

THE PRO

THE PRO (2008, Edizioni BD , brossurato, 80 pagine a colori, € 9).
Sceneggiatura di Garth Ennis, disegni di Amanda Conner.


Nel 2002 Garth Ennis ritortnò a scrivere di supereroi con un’irriverenza mai vista prima. Affiancato dalla poco più che esordiente Amanda Conner alle matite, Ennis, con questo lavoro, toglie con un grosso scalpello la patina di idealizzazione che riveste la figura del supereroe, così come ce l’avevano raccontato le case mainstream.
Si perché The Pro altro non è che the prostitute. Ricevuti i suoi poteri (forza, resistenza, velocità, volo) da un alieno chiamato the Viewer (scherzosa parodia del marvelliano Uatu the Watcher e più volte indicato come “the Voyeur”) una prostituta come tante viene avvicinata dalla League of Honour, parodia della Justice League costruita con copie irriverenti dei più potenti eroi DC Comics. I suoi modi poco convenzionali e poco ortodossi, tuttavia, le creeranno più di un problema e risolverà che i suoi nuovi poteri possano essere più utili per migliorare la propria vita e rendere più munifico il proprio lavoro.

The Pro è un fumetto americano del 2002. Il che ha un significato molto forte, non tanto perché è del terzo millennio quanto, piuttosto, perché viene dopo l’attacco alle torri gemelle e l’inizio della guerra in Afghanistan. Gli Stati Uniti non sono più l’intoccabile baluardo della democrazia (se mai lo sono stato). Hanno visto che cosa voglia dire trovarsi la guerra in casa, o qualcosa che ci va molto vicino. Di conseguenza l’eroe non americano esportato da Garth Ennis non è più quello che arriva baldante in una zona di guerra e ti salva la situazione. Tutt’altro, dalle parole della protagonista sembra si sia tornati alla dottrina della porta chiusa. Gli USA si occupino dei loro problemi e gli eroi americani si occupino dei problemi del paese e non delle loro piccole scaramucce tra superuomini.
Tra l’ironia bizzarra degli eventi che si susseguono Ennis, che americano non è, porta un affondo figura del supereroe di inizio millennio, accusato di inutilità, di non lavorare per la gente perché troppo preso dal supercattivo di turno. Con un linguaggio sboccato, eccessivo e carico di un razzismo di ritorno post 9/11, The Pro denuncia, di fatto, l’errore di alimentare ancora un mito che, evidentemente, aveva forza di esistere solo perché retto da una nazione potente e intoccabile. Lo stato di crisi con cui gli Stati Uniti iniziano il nuovo millennio è tale da chiedere, seppur con una certa stupidità, dove fossero allora gli eroi. In un cinquantennio di crescente spettacolarizzazione, in assenza di una guerra “giusta” in cui combattere(1), una volta esaurite le battaglie sociali (un esempio tra tante è quella contro la droga sulle pagine di Amazing Spider-Man) con cui schierarsi, gli eroi (con le dovute eccezioni) entrarono con gli anni Novanta nell’era delle grandi saghe, prima periodiche e ora continue, nel tentativo di alzare sempre di più il tiro e proporre qualcosa di sempre più shockante. L’attenzione per la realtà negli ultimi anni sta ritornando, nascosta sotto agli espedienti narrativi dalla mano di autori capaci. Ma qui si sta divagando, perché The Pro è opera dell’inizio Duemila, e in quanto tale ha come secondo termine di paragone le grandi saghe (quelle che da noi sono stati i grandi crossover estivi, giusto perché così il lettore occasionale, con l’allentarsi della tensione nel mondo reale, lo stacco dal lavoro e l’arrivo delle meritate vacanze, veniva invogliato a continuare gli acquisti) degli anni Novanta che, per quanto magari ben narrate e disegnate, ben poco avevano da dire al lettore di sé. Si potrà obiettare che un lettore interessato a colmare il proprio vuoto ontologico ben potrebbe trovare nel fumetto supereroistico, ma sarà di certo un’obiezione errata, la storia mi è testimone. E quindi The Pro punta il dito e alza la voce, si incazza e accusa, attraverso una critica al supereroe, tutta quella produzione ben confezionata ma povera di contenuti. Perché mentre gli eroi giocano la gente muore.

Distrutto il mito Ennis distrugge il simbolo. Il ruolo di Amanda Conner qui si fa fondamentale, nello strizzare the Pro in un costume al limite del consentito, appagamento dei bollori di teenager arrapati più che reale rivestimento dell’eroe. La reticente eroina non rappresenta certo l’immagine convenzionale dell’eroe da imitare, sprofondata nel vizio e nell’abisso di una professione che, benché sordida, le permette di portare a casa il necessario per vivere e per sfamare il proprio figlio. L’estremizzazione di questa diseducazione è nel suo essere un personaggio estremamente sboccato, violento e vendicativo in modo malsano, come quando colpisce quasi a morte una supervillain che l’aveva colpita con un raggio di energia e poi le piscia addosso di fronte al Congresso degli Stati Uniti.

Il percorso di mutazione del supereroe si trova qui alla deriva opposta di quella del fumetto mainstream: se la crisi ha portato gli eroi Marvel e DC a un continuo potenziamento, nei primi anni del nuovo millennio, questo The Pro mette in scena un eroe più concreto nei suoi bisogni e nelle sue reali responsabilità.



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(1) Si ricordi che nessun supereroe fu arruolato per il Vietnam, la Corea e per le cosiddette “guerre coloniali” americane. Fanno eccezione due personaggi che solo in seguito diverranno eroi (o quasi): Tony “Iron Man” Stark e Frank “The Punisher” Castle.

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