lunedì 15 giugno 2009

LA MIA VITA DISEGNATA MALE

LA MIA VITA DISEGNATA MALE (2009, Fusi Orari/Coconino Press, brossurato con sovracoperta, 144 pagine in bianco e nero e colore € 12).
Sceneggiatura e disegni di Gipi.


Il mondo del fumetto italiano ha qualcosa che non va, ed è tutto quello che gli sta attorno, dagli editori, ai lettori. Ma la cosa più storta che si trova attorno è una critica in buona parte asservita al sistema mediatico che decide cosa è buono e cosa no (e, dall’altro lato, una critica alla Mollica per cui tutti sono bravi, tutto è grande… tranne forse Gradimir Smudja, liquidato con due frasette di convenienza, lui che di questi tempi è uno di quelli che fanno davvero la differenza).

Il mondo del fumetto ha qualcosa che non va, dicevo, e quest’ultima fatica di Gipi ne è la prova. Ora, prima che qualcuno capisca quello che vuole e inizi a sparare cose fuori luogo, cercherò di spiegare quello che intendo. LMVDM è davvero un buon fumetto. Ha bei disegni, un bell’intreccio, ha gag divertenti, potenti grazie alla capacità narrativa di Gipi che trasforma il piccolo in grande, ha parti ad acquerello che incantano gli occhi e tutto il resto. LMVDM è un buon fumetto, ma è buono come pane e pepe. Chi l’ha letto sa a cosa mi riferisco. Chi non l’ha letto si soffermi a leggere la scena qua sotto (cliccando sulle foto verranno ingrandite).




LMVDM è buono come pane e pepe. E pane e pepe è davvero buono. Non si direbbe, ma io l’ho provato, incuriosito da questa scena, e l’ho trovato buono. Buono come può essere una fetta di pane con sopra del pepe se vi piace il pane e vi piace il pepe, se capite cosa intendo.
Gipi è un ottimo autore in grado di fare ottimi fumetti. LMVDM è un buon fumetto, ma non è Appunti per una storia di guerra, non è Questa è la stanza (che, personalmente, ho trovato folgorante nella potenza della sua semplicità), non è nemmeno lontanamente Baci dalla provincia. Eppure per la critica LMVDM è il miglior graphic novel (guai a dire fumetto, non vogliamo mica che lo si creda una cosa per bambini) del momento e il miglior lavoro di Gipi. E qui un po’, a capirci il minimo sindacale, verrebbe da incazzarsi.
Io fossi in Gipi sarei incazzato, perché penso che i suoi altri lavori siano migliori eppure non hanno avuto la stessa ricezione di quest’ultimo. Se LMVDM è buono come pane e pepe, Baci dalla provincia è un pollo arrosto con tanto di farcitura e patate. Sarà per la pubblicazione in allegato a “Internazionale” o per l’intervista di Daria Bignardi… ma mentre lo scrivo io stesso non riesco ad esserne convinto.

Detto questo è un buon fumetto, e lungi da me dire il contrario. Con una narrazione che fa la spola tra la vita dell’autore, in bianco e nero e disegnata “fintamente” male (non vorrei essere bestiale ma certe scene notturne disegnate a penna mi fanno pensare istintivamente ad alcuni disegni a penna realizzati da Josè Muñoz sulle pagine della rivista francese Á Suivre), e una storia di pirati in cui vediamo coinvolto una sua sorta di alter ego, acquerellata a colori. È la storia di una malattia attorno a cui ruota la storia di una vita nei cui interstizi si inserisce una storia di pirati (ok, gli intermezzi pirateschi fanno un sacco Watchmen, ho provato a tenerlo dentro fino ad ora ma alla fine mi è scappato, sarò banale ma tant’è). Così, dall’anamnesi condotta da una lunga serie di medici, prende il via un’operazione di scavo pluridirezionale: la prima verso una cura per la malattia; la seconda verso la storia personale dell’autore; la terza verso una visione della società circostante che, per quanto “crudele e inospitale”, alla fine dimostra di avere ancora qualcosa per cui val la pena di tenere alta la testa, i piedi piantati e andare avanti. La descrizione della società passa, dunque, dalla narrazione di chi quella società l’ha vissuta; dalla sua esperienza personale si riesce così a trarre frammenti che, affiancati a quelli di altri autori (non necessariamente solo autori di fumetto, ovviamente), aiutano a rimontare una realtà. Microstoria autobiografica che, rimontata assieme alle altre microstorie, crea una macrostoria sociale.

1 commento:

Cecilia ha detto...

Mon dieu come sono indietro con la lettura del tuo blog (e degli altri blog che ho in lista).
A me La mia vita disegnata male è piaciuta moltissimo, l'ho anche regalata e fatta leggere in giro. Sulla storia di pirati concordo con te! Adesso non posso fare altro che confrontarla con quella di Watchmen, e, se la storia di pirati in Watchmen è la cosa che mi è piaciuta meno (al punto di trovarla quasi insopportabile), quella di LMVDM l'ho trovata quantomeno deludente.
Le parti in bianco e nero, invece, fantastiche, con alcune punte di comicità nera assoluta (gli studenti di medicina che si affollano a trovare il tumore, il fil di ferro usato per tamponare il polso, l'incontro col dottor Controluce, lo psicologo che dice "Ah, così è diventato omosessuale?") e altre in cui mi sono molto identificata. La parte della nuotata finale invece non mi è piaciuta.
Di Gipi in precedenza avevo letto solo S., e questo mi sembra superiore. Baci dalla provincia non l'ho letto.